Da qui volgo lo sguardo in ogni direzione e tutto ciò che vedo, ogni cosa sulla quale cade il mio sguardo mi riporta all'unità del creato, alla meraviglia degli universi ancora da scoprire, al desiderio del ritorno all'Uno.

           

È questo ciò che si agita nel cuore di ogni spirito in cammino, è quel sottile rimpianto, quando si è ancorati al corpo materiale, è quel palpito sottile della reminiscenza.

           

L'uomo incarnato non sa, o meglio non ricorda perché nel profondo vi è una lontana nostalgia: è il ricordo dell'unità, quando tutto era Uno indiviso, era l'origine.

 

Poi il caos e l'Uno si è frantumato in miliardi di piccole stelle, ognuna contenente un frammento di sè.

           

L'Uno si è diviso per sperimentare l'universo visibile, quell'universo che da sempre gli scienziati cercano di studiare e per il quale poche e difficili sono le risposte, i riscontri ottenuti per la sua vastità.

           

Se aveste la possibilità di poter guardare con i vostri sensi spirituali tutto si chiarirebbe, perché avreste la visione di insieme di tutto ciò che esiste, come io sto vedendo. Ma la vita terrena, illusoria, vi fa credere solo in ciò che con i vostri sensi terreni potete vedere e comprendere e così perdete la meravigliosa visione del Tutto.

 

Sviluppate, care anime, quei sensi sottili che vi permetteranno di vedere nella realtà del cosmo la vita vera, quella della creazione; è un peccato non poterlo fare, ma potrete farlo se lavorerete molto su di voi e se vi permetterete di credere anche a ciò che per ora non vedete, ma che viene portato da noi messaggeri di luce.